Le sentinelle esauste. I forti dell'Alpe Cimbra raccontano una storia che mette i brividi

21.12.2016 - A cent’anni di distanza di quei giorni terribili è rimasto solo l’eco, segnato nei libri di storia. Le possenti sentinelle abbarbicate sulle sommità dei dossi e in cima ai dirupi riposano esauste, avvolte nel silenzio, spazzate dal vento che sale dalle vallate vicentine. Raggiungerle, toccare con le nude mani quelle pietre e quei muri, è un’esperienza che ci restituisce qualcosa del loro dramma. Ma è la letteratura di guerra che ci riporta con forza a quei giorni, a quando, ad esempio, i grossi calibri italiani centrarono le cupole corazzate del Forte Busa Verle spargendo morte e distruzione. Sotto l’incessante fuoco italiano il comandante Gimpelmann, terrorizzato, abbandonò la fortezza con gran parte della guarnigione. O quando le stesse artiglierie devastarono la copertura del Forte Lusérn costringendo il comandante Emanuel Nebesar, boemo, a radunare i suoi ufficiali e a decidere, incapace di resistere a quella devastazione, di arrendersi e di issare la bandiera bianca della resa. Questi fatti, in un susseguirsi di colpi di scena, compaiono in un testo che è diventato un classico della memorialistica di guerra, intitolato Tappe della disfatta, di Fritz Weber, scrittore austriaco, all’epoca giovane ufficiale in servizio proprio a Forte Busa Verle, quindi testimone diretto degli avvenimenti. È un testo facile da reperire, anche presso le librerie dell’Alpe Cimbra.

I Forti sono oggi mete ricercate di passeggiate ed escursioni. Si trovano in posti bellissimi, affacciati su panorami mozzafiato. Tale è ad esempio Forte Cima Vézzena, posto a 1908 m di quota. Dal suo piazzaletto si ha uno dei più bei panorami del Trentino. Per arrivare fin lassù bisogna camminare per circa un’ora e mezza, ma non sempre c’è da camminare tanto.

Forte Cherle, che si trova 1440 m, lo raggiungiamo infatti con una comoda passeggiata dopo aver parcheggiato la macchina a qualche centinaio di metri di distanza. Così come, con una semplice passeggiata, raggiungiamo Forte Belvedere Gschwent (www.fortebelvedere.org) a Lavarone, il «Forte Museo», quello che più di tutti, con i suoi profondi camminamenti sotterranei, con i suoi passaggi in roccia e con i suoi sistemi multimediali ci sa trasmettere i «brividi».

E se la visita vi ha messo addosso la voglia di saperne di più, a Luserna, al Centro Documentazione (www.lusern.it) una splendida mostra tematica vi sa raccontare cosa è veramente stata la «Guerra dei Forti», il conflitto che ancora oggi, a cent’anni di distanza, desideriamo scoprire e riscoprire.
 
 
 
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