Luserna, viaggio tra storia e leggenda immersi nella natura by buonIDEA

09.12.2016 - Un’isola in mezzo alle montagne, a ben 1333 metri sul livello del mare.

Non sono le acque, però, a circondare Luserna, il piccolo paese montano a Sud-Est di Trento.

L’isolamento è dovuto alla lingua: la quasi totalità dei circa trecento abitanti del paese, infatti, parla correttamente il cimbro, una lingua simile all’antico bavarese.

Lusèrn è un posto in cui il tempo si è fermato e tradizioni antiche continuano a vivere.

Posizionato nella zona nord-occidentale dell’Altopiano dei Sette Comuni, non lontano dal Passo di Vezzena, il paese è facilmente raggiungibile in auto dall’autostrada A22 del Brennero (caselli di Rovereto Nord e Trento centro) e dall’autostrada A31 della Valdastico (casello di Piovene Rocchette).

Noto per le vicine stazioni sciistiche, Luserna è una meta ideale anche durante la bella stagione grazie allo splendido territorio in cui si trova.

I terrazzamenti naturali che si protraggono sulla sottostante Valle dell’Astico creano profonde valli e strapiombi.

Luoghi che è possibile attraversare con suggestive passeggiate sui numerosi sentieri immersi nel verde che ripercorrono le leggende di un popolo antico.



TUTTO SU UNA STRADA

Luserna è costituita da due nuclei abitati.

Il primo e più antico si snoda su un piccolo lembo di pianura a cavallo del cosiddetto Tal von San Antone.

La sua struttura è quella del classico “Strassendorf”, ossia un paese che sviluppa l’abitato lungo un’unica strada.

Oltre il crinale di Malga Campo si trova il secondo nucleo che è costituito dai tre “villaggi estivi” di Bisele: Untarhaüsar (Case di sotto), Obarhaüsar (Case di sopra) e Galen (soprannome di una famiglia locale).

I CIMBRI A LUSERNA

La lingua degli abitanti di Luserna è strettamente legata all’arrivo dei Cimbri sull’Altopiano dei Sette Comuni. Quando, però, la “colonizzazione” della zona sia avvenuta, non è molto chiaro.

I Cimbri, oggi, sono riconosciuti come una minoranza etnica e linguistica stanziata in pochi centri montuosi nell’area tra le province di Trento, Vicenza e Verona.

Nonostante l’uso del cimbro sia in regressione a favore dei dialetti veneti e dell’italiano, in molte di queste zone i cimbri possono essere considerati a tutti gli effetti un gruppo etnico a sé stante con usanze e tradizioni proprie.

Il cimbro di Luserna, anche se considerato il più moderno dei dialetti della lingua germanica, è oggetto di studi approfonditi, soprattutto da parte di ricercatori tedeschi.

Per questa ragione la Provincia di Trento e la Regione Trentino-Alto Adige si prodigano affinché questa lingua sopravviva.

Nella scuola elementare di Lavarone, ad esempio, è attivo l’insegnamento facoltativo di questa lingua e i media locali la utilizzano per la diffusione delle notizie.



DANESI O BAVARESI

Ci sono due principali filoni che spiegano la presenza dei Cimbri in Italia.

La prima non ha basi storiografiche certe e affonda le sue radici nella leggenda.

Secondo questa tradizione i Cimbri italiani sarebbero i discendenti dell’omonimo popolo proveniente dall’attuale Jutland, in Danimarca.

Questa antica popolazione invase l’Italia sul finire del II secolo a.C. ma furono sconfitti a Vercelli nel 101 a.C. dall’esercito romano guidato da Gaio Mario.

I pochi superstiti si sarebbero ritirati sulle montagne dell’Altopiano di Asiago mantenendo linguaggio e cultura.

Tuttavia la maggioranza dei linguisti fa risalire l’arrivo dei Cimbri a una più tarda migrazione medievale.

Numerose testimonianze storiche dimostrano che, nel 1216, il principe-vescovo di Trento, Friedrich von Wangen, ordinò lo stanziamento di coloni provenienti dalla bassa Baviera sull’altopiano di Folgaria e Lavarone, per avviare il disboscamento della zona.

Da quel momento nel territorio montano compreso tra i fiumi Adige e Brenta, fino ad allora quasi disabitato, comparvero le prime comunità rurali dedite alla pastorizia e all’agricoltura.

LA GRANDE GUERRA

Gli altopiani in cui si trova Luserna sono stati tra i più colpiti dalla Grande Guerra.

Lo scontro bellico ne ha profondamente modificato l’aspetto, lasciando segni visibili ancora oggi.

Uno dei posti più suggestivi di quell’epoca è Forte Luserna.

Situato sull’altura di Cima Campo a quota 1549 metri, il complesso difensivo fu finito di costruire nel 1912 con l’obiettivo di vigilare dall’alto sui territori orientali sottostanti.

L’opera, per caratteristiche, era considerata una dei prodigi della tecnica militare dell’epoca ed è stata il teatro di una delle vicende più drammatiche della linea fortificata degli Altipiani.

Nonostante fosse soprannominato dai militari italiani “Il Padreterno” per la capacità di resistere ai bombardamenti, il forte è stato l’obiettivo privilegiato dei primi cinque giorni di guerra.

Dal 25 al 28 maggio 1915, la fortificazione fu colpita da almeno 5mila proiettili dell’artiglieria italiana.

Oggi è possibile visitare alcuni locali interni dell’ex forte austroungarico e ammirare i 210 metri di galleria che collegavano l’edificio agli avamposti.

Chi fosse interessato ad approfondire la storia di quegli anni, deve visitare il Centro Documentazione Luserna che riapre il 6 aprile con l’inaugurazione delle nuove mostre sulla Grande Guerra.

IL SENTIERO CIMBRO DELL'IMMAGINARIO

Con l’inizio della bella stagione sono molti i modi per andare alla scoperta di Luserna e del fantastico paesaggio che la circonda.

L’amministrazione negli ultimi anni ha promosso il recupero di alcuni percorsi storici che si snodano attorno al paese come ad esempio il sentiero “della Grande Guerra – storie alla Storia”, e quello “della primavera”.

Particolarmente suggestivo è il “Sentiero cimbro dell’immaginario” che permette una passeggiata con vista panoramica sulla Val d’Astico, attraverso un percorso che ripercorre le leggende e tradizioni del popolo di origine germanica.

Lungo la strada, che si snoda per più di 5 chilometri, sono presenti opere in legno di artisti locali e cartelli informativi che narrano le storie popolari che aleggiano sui secolari boschi cimbri.

l drago (dar baselisko) e il lupo (dar bolf) sono solo alcuni dei personaggi che ogni anno affascinano i visitatori che arrivano sull’Altopiano.

HAUS VON PRUKK

Quando nel 1200 le popolazioni cimbre provenienti dalla Baviera iniziarono a popolare le vallate tirolesi, presero forma i primi masi sparsi.

La povertà degli abitanti e la mancanza di sabbia in zona, però, impose ai coloni di costruire abitazioni non intonacate.

Così vennero realizzate case per lo più con grossi muri in pietra calcarea a vista.

Questa tecnica di costruzione rimase inalterata almeno fino al 1800.

Le dimore contadine erano pensate in questo modo: un tetto utilizzato per lo stoccaggio del fieno; il primo piano ad uso abitativo; e il piano terra adibito a stalla.

In centro a Luserna, in piazza Battisti/Pill, resiste uno splendido esempio di dimora contadina cimbra ottocentesca.

La casa museo “Haus von Prükk” si sviluppa in due immobili distinti ed è strutturata rispettivamente su tre e quattro livelli.

La dimora a Nord risale alla prima metà del 1800, mentre l’edificio a sud è del 1700.

Nata dal restauro conservativo di una antica abitazione, per volontà del Kulturinstitut Lusérn, la casa museo mantiene viva la memoria delle tradizioni
popolari cimbre.

L’arredo originario e la ricostruzione fedele degli ambienti, assicurano al visitatore un suggestivo salto indietro nel tempo.

RICETTA TIPICA
Finferli al sugo

Molto saporiti e facili da cucinare, i finferli al sugo sono uno dei piatti tipici di Luserna.

Ottimi come piatto unico, sono molto buoni accompagnati con la polenta.

Per preparare una portata per quattro persone prendete 60 grammi di funghi, 3 cucchiai di olio extravergine, 200 grammi di pomodori maturi, prezzemolo, aglio, sale e pepe.

Successivamente togliete il piedino finale del gambo dei funghi, puliteli e asciugateli bene con un panno.

Fate rosolare lo spicchio d’aglio in una padella ampia e dopo averlo tolto aggiungete i funghi.

Quando hanno rilasciato tutta l’acqua unite i pomodori e cuocete per un’ora a fuoco lento.

Prima di servirli condite con sale, pepe e prezzemolo.
 
 
 
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