Luserna, dall’eredità fiabesca dei Cimbri alle tracce della Grande Guerra by corriere.it

Tra le valli trentine sopravvive un polo contadino di origini antichissime che ha saputo conservare tradizioni popolari e la lingua degli avi senza isolarsi dal mondo
 
A Luserna esiste un Sentiero dell’Immaginario ma è caduta così tanta neve che, per seguirne la pista, bisogna usare come navigatore proprio la fantasia. Le coordinate di questo paese trentino lo pongono sul confine meridionale di un vasto alpeggio tra Folgaria e Lavarone, non distante dal Passo di Vezzena situato a un’altitudine di 1.402 metri sul livello del mare. Siamo in un paesaggio di continue valli e strapiombi attraversato dalla Forcella della Val d’Assa che avanza sino ad Asiago. In queste ondulazioni che però raramente superano i duemila metri di altitudine, vivono i discendenti dei Cimbri: essi identificano appunto Luserna come il borgo dove questa lingua viene ancora comunemente parlata, sorprendendo i turisti che vengono a praticare il fondo al Centro Millegrobbe e lo sci alpino a Lavarone.
 
L’idioma medievale derivante dal tedesco è masticato quotidianamente dai trecento abitanti — va persino in onda sulla rete regionale una edizione settimanale di un telegiornale ad hoc chiamato Zimbar Earde, appunto Terra Cimbra — che lo imparano sin da bambini in virtù della sua connotazione fiabesca. Le leggende, infatti, hanno sempre impastato i discorsi pronunciati in cimbro, come del resto gli utensili per il lavoro contadino e i termini che connotano l’architettura locale sono gli stessi da secoli: il maso, ovvero l’abitazione tipica di Luserna, consta ancora di un fienile, la stalla, la stanza per cuocere i cibi e per preparare il formaggio. In uno di essi è stato allestito il Museo Haus von Prükk che racconta proprio le abitudini di questo popolo contadino. Per capire cosa significhi essere un cimbro al giorno d’oggi sono tre gli indirizzi da annotarsi: il Centro Dokumentationszentrum Lusérn, dove Fiorenzo Nicolussi Castellan conduce volentieri e con grande competenza alla scoperta delle sezioni dedicate alla storia e alle tradizioni cimbre, alla Grande Guerra, alla fauna dell’Alpe Cimbra e ai forni fusori dell’Età del Bronzo. Lungo la via principale di accesso al paese c’è l’Istituto Cimbro preposto alla salvaguardia e valorizzazione del patrimonio etnografico e culturale della minoranza germanofona, mentre alla Biblioteca si incontra Luisa Nicolussi che con gentilezza spiega quelle che sono le peculiarità di questa piccola civiltà sopravvissuta al trascorrere del tempo.
 
1) La guerra e la paura del «Padreterno»
In questa terra tra il Brenta e l’Adige, sempre appetita a partire dal ’400, si è combattuta la Prima Guerra Mondiale, vista la collocazione geografica proprio lungo il confine meridionale dell’antica provincia austriaca del Tirolo: il conflitto tra il Regno d’Italia e l’Impero d’Austria e Ungheria ha mietuto vittime anche nella piazza. Tra Folgaria e Vézzena fu eretta un’autentica trincea d’acciaio, di cui qui restano importanti vestigia della memoria che vanno dal complesso fortificato Campo Luserna al Forte Verle, dall’Osservatorio Fortificato di Cima Vézzena al piccolo Cimitero Militare di Costalta: il primo, Forte Cima Campo, fu uno degli avamposti austriaci più potenti e attrezzati dell’intero fronte, i soldati italiani lo avevano soprannominato, tanto lo temevano, Padreterno. E poi sono innumerevoli i camminamenti che si dipanano tra i boschi. Tra le testimonianze scritte più vivide di quei combattimenti atroci, c’è quella di Luigi Barzini, inviato di guerra per il Corriere della Sera: «Ma subito dopo il forte scomparve in un fumo di esplosioni. Era il forte austriaco di Belvedere, più lontano, che apriva il fuoco sul Luserna per punirlo di aver issato bandiera bianca…». Ora però c’è la neve a coprire ogni cosa e a chiamare in soccorso la fantasia per capire come possano essere le foreste, le case.
 
2) Conoscete la carbonara cimbra?
Anche il Sentiero dell’Immaginario, percorso tematico ad anello lungo sette chilometri tra sculture nel legno e pannelli illustrativi sulla Val d’Astico, ispirato alle leggende e ai personaggi della cultura naturale popolare quali Frau Pertega e Tüsele Marüsele, è appunto bianco e immacolato. Però non si deve pensare che gli abitanti se ne stiano rintanati nelle proprie case a raccontarsi per l’ennesima volta storie e leggende della tradizione cimbra. Le Malghe ad esempio scalpitano per la possibile imminente riapertura: alla Malga Campo, che si trova nei pressi di un bel laghetto alpino, Elena Nicolussi Golo insieme al fidanzato Daniele prepara i piatti tipici della tradizione gastronomica locale come la patàtana korschentz (il dolce autunnale tipico di Luserna, con patate, fichi secchi e uvetta), la carbonara cimbra (con speck e pecorino locale) e il tonco de pontesel, uno stufato di manzo, vitello, maiale, pancetta, lardo e salsiccia. Il cibo è buono e genuino anche all’Agritur Galeno dove si è conquistati dall’allegria di Andrea Cornalò, di sua moglie Stefania e della loro combriccola di figlioletti composta da Linda, Martina e Gabriel. Loro, i bambini, sono quelli più felici che sia inverno perché sanno che stanno vivendo dentro una fiaba.
 
3) Vivere a Luserna
Luserna è un paese di poco meno di 300 abitanti che si trova in provincia di Trento, posizionato nella parte nord-occidentale dell’Altopiano dei Sette Comuni, vicino al Passo Vezzena a quota 1.402 metri, che dà accesso all’Altopiano di Lavarone. Le case sono prevalentemente in legno sia all’esterno che all’interno, le stufe in maiolica sono presenti in ciascuna di esse, così come un’altra solida tradizione è rappresentata dal tramandarsi i mobili in legno fatti a mano. Il mercato immobiliare presenta molte e favorevoli occasioni di acquisto a prezzi davvero ragionevoli: un trilocale può costare tra i 70 e i 100 mila euro. Un maso ha una quotazione più alta, ma anche una superficie che permette un’organizzazione degli spazi più generosa: il prezzo ammonta a circa 200 mila euro compreso il fienile.


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