Le tracce lasciate dai Cimbri by Vivinordest

21.06.2017 - Lo stesso fanno gli abitanti di Mezzaselva, la popolosa frazione di Roana, sull’Altopiano di Asiago.

Tracce di questa lingua si ritrovano nelle parole dei vecchi e nella toponomastica della Lessinia veronese o del Cansiglio, al confine fra le province di Belluno e Treviso.

Quella lingua è un antico tedesco che si parlava nella attuale Baviera attorno al XIII secolo.

È arrivata fino alle nostre montagne grazie alla migrazione di coloni bavaresi, chiamati dai feudatari dell’imperatore per lavorare il legno dei boschi.

In quella lingua medievale, mai del tutto estinta, il termine boscaiolo si pronunciava «Tzimbar».

Ecco spiegata l’origine della parola ‘cimbro’, nome della popolazione che si stabilì nelle zone che abbiamo indicato.

Forse erano i discendenti dei soldati germanici che nel II secolo avanti Cristo scesero dalla penisola dello Jutland, l’attuale Danimarca, e furono sconfitti dal console Gaio Mario.

Il nome sarebbe uguale ma gli storici hanno opinioni discordanti.

Nel corso dei secoli i Cimbri hanno ottenuto larghe fette di autonomia, anche in tempi recenti, tanto che nel 2006 è nata la Magnifica Comunità degli Altipiani cimbri, una comunità di valle che comprende Folgaria, Lavarone e Luserna.

Ad Asiago c’era la Spettabile Reggenza dei Sette Comuni, riconosciuta anche da Venezia e soppressa poi da Napoleone.

Furono concesse ampie prerogative alla Comunità dei Sette Comuni e una forte identità c’è anche in Lessinia con la formazione di 13 comunità, che sono diventati otto comuni fra cui Giazza.

Oggi l’identità cimbra è fortemente avvertita, tanto che in Trentino l’altopiano di Folgaria, Lavarone e Luserna, raggiungibile dal Veneto attraverso la Val d’Astico, ha preso il nome di Alpe Cimbra.

Due musei, uno a Roana e uno in Lessinia, a Selva di Progno, illustrano attraverso pannelli e reperti la storia e le caratteristiche della cultura cimbra.

L’Alpe Cimbra è famosa per i suoi paesaggi verdi, per il lago di Lavarone («Lafraun» in cimbro), amato da Sigmund Freud, e per i percorsi escursionistici , il trekking e i 100 chilometri in mountain bike (in zona ci sono moltissimi bike hotel) attraverso i vecchi forti costruiti dall’Austria-Ungheria tra il 1908 e il 1912 per difendersi dall’Italia.

Forte Belvedere è il più famoso ed è quello che un regio decreto di Vittorio Emanuele III salvò dallo smantellamento.

Arrivò a ospitare anche 160 soldati e oggi è un museo.

I Cimbri erano battezzati, ma portarono con sé riti e tradizioni pagane.

Sopra Rotzo c’è una formazione rocciosa a strapiombo sulla Val d’Astico, l’Altar Knotto, dove venivano offerti doni agli spiriti del bosco per ingraziarseli.

Per gli abitanti della Val d’Astico che vedevano dal basso quel monumento naturale, l’altare sarebbe invece la «pietra del diavolo».

Misticismo e credenze a parte, il percorso per raggiungere l’Altar Knotto è una delle più belle escursioni che oggi offre l’Altopiano di Asiago e che vale la pena provare.
 
 
 
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